La Montagna del Serpente Piumato

Tutto è cominciato…

Era l’estate del 2015 e cominciai a interessarmi agli studi del ricercatore peruviano Daniel Ruzo nato a Lima nel 1900.

Era uno scrittore specializzato nel tema della protostoria umana e dedicò la sua vita allo studio di monumenti megalitici lasciati da un’umanità antica distrutta da un cataclisma.

Venni a sapere che a ottanta chilometri a est di Lima, a quattromila metri di altitudine sulle montagne peruviane, esiste un luogo  chiamato Marcahuasi, dove Daniel Ruzo  verso la fine degli anni cinquanta, scoprì centinaia di formazioni granitiche dalle sembianze più strane.

Dopo nove anni di studi, analisi, misurazioni e rilevamenti fotografici, scrisse “La Historia Fantastica de un Descubrimiento”, in cui confermava che quelle montagne vennero intagliate per creare opere scultore gigantesche, utilizzando una tecnica che teneva conto della prospettiva, del punto di vista dell’osservatore e dell’inclinazione della luce in un determinato momento del giorno e dell’anno. 

“Le opere interagiscono con la luce del sole, creando un gioco di luci e ombre che dà origine a quadri bidimensionali osservabili da una determinata distanza e posizione”

Daniel Ruzo.

Il gigante Tepozteco dal libro "La historia fantastica de un descubrimiento".

In alcune zone del pianeta, come Marcahuasi (Perù), Fontainebleau (Francia), o la Valle di Tepoztlán in Messico, tali opere si sono in parte conservate e sono visibili ancora oggi.
Dopo pochi mesi mi capitò di  visitare Marcahuasi. Partii per una vacanza in Perù con Matteo, un mio grande amico, e venni ospitato a Mancora, nel nord del paese , da Josè, un amico peruviano conosciuto anni prima in Italia. Si trovava in quei giorni insieme ad un tipo biondo, occhi azzurri, surfista, di nome Gonzalo.

Passammo quei primi tre giorni in loro compagnia, scandagliando quel tratto di costa a caccia di onde buone da surfare. Quando, prima di salutarci , dissi ai nostri amici peruviani che dovevamo ripartire per visitare il sito di Marcahuasi, Gonzalo si voltò sorpreso e mi disse che suo nonno aveva studiato l’altopiano.
Suo nonno era Daniel Ruzo, il ricercatore di cui mi ero interessato solo pochi mesi prima.
Questa coincidenza mi sconvolse, avevo conosciuto proprio il nipote di Daniel Ruzo!
Adesso, passati cinque anni da quell’incontro, penso che sia stato un caso di sincronicità junghiana.
L’indomani mattina, prima di partire per l’escursione sulla montagna di Marcahuasi, Gonzalo mi invitò a casa sua perché potessi fotocopiare dei libri di suo nonno.

Tra questi presi un libricino intitolato “El Valle Sagrado de Tepoztlán” che, un anno e mezzo dopo, mi avrebbe portato tra le montagne del Messico con la mia Reflex, a cercare le testimonianze scultoree di una civiltà perduta, distrutta da un cataclisma globale.

Per me il libro ”El Valle Sagrado de Tepoztlán” ha tracciato una pista da seguire. Un richiamo verso un luogo magico e misterioso, che smuoveva qualcosa dentro di me.

Quando mi immergevo nelle sue pagine, sentivo un sentimento di connessione con questa valle nella quale però non ero mai stato. Nell’agosto del 2017 decisi di visitare Tepoztlán, dove Ruzo aveva scoperto altre sculture come quelle peruviane di Marcahuasi.

El Valle de Tepoztlan

Mappa di Amatlan de Quetzalcoatl

Questa Valle dista pochi chilometri da Città del Messico ed è racchiusa tra estese catene montuose che la circondano completamente. Qua si trovano i resti di una civiltà antica dimenticata. Le rovine dei suoi templi e dei suoi monumenti sono così erose che vengono scambiate per formazioni naturali.

Avevo intenzione di fotografare quegli stessi monumenti già fotografati 60 anni prima e presenti nel libro “El Valle Sagrado de Tepoztlán”, per verificare personalmente le affermazioni che Daniel Ruzo vi aveva lasciato.

Scattai fotografie a tutte le formazioni menzionate, in particolare a un’enorme roccia di 60 metri di altezza che si erge a ridosso del paese e che per Ruzo raffigurava il semidio Tepozteco, nato tra l’unione del Dio Quetzalcoatl e una fanciulla del luogo.
È impossibile non rimanerne affascinati.

Giace così vicino al paese da sembrarne un gigantesco guardiano. È la figura più emblematica tra quelle che Ruzo ha studiato in Messico. Viene descritto come un gigante barbuto, con il mantello fin sopra la  testa e sei espressioni che cambiano durante lo scorrere del giorno.

Feci visita ad altri luoghi della zona fino a che un giorno, Omar Mont, un ragazzo conosciuto all’ostello dove alloggiavo, mi portò a visitare Amatlán de Quetzalcoatl, un paesino rinomato per essere il luogo natio del divino Quetzalcoatl.

La "Ventana" di Amatlan de Quetzalcoatl, Mexico.

A ricordare il legame di questo “pueblo” con Quetzalcoatl, nell’unica piazza del paese, c’è un totem dal colore verde smeraldo, che raffigura un serpente eretto dalla cui bocca fuoriesce un volto umano, contornato dai denti dell’animale.

Il piccolo autobus che fa servizio di trasporto nel Valle Sagrado, mi scese ad Amatlán di Quetzalcoatl e la prima cosa che notai alzando gli occhi al cielo, fu la montagna che sovrasta l’abitato. È un massiccio montagnoso molto ripido con vette arrotondate e strapiombi fino a 300 metri di altezza su tutti i lati.

La "ventana" con il profilo del "Chango" di Amatlan de Quetzalcoatl nei periodi secco e delle piogge.

All’estremità est spicca la Ventana, una grande apertura di 20 metri che attraversa la montagna da sud a nord. È così squadrata da sembrare scolpita. Subito a lato della Ventana c’è una roccia di una forma molto particolare che ricorda la figura di un volto. 

In basso, la pietra disegna un profilo dolce e arrotondato che ricorda un mento e, qualche metro più in alto, un grande taglio orizzontale nella roccia crea la forma di un paio di labbra.

Nel paese è soprannominato il “Chango”, perché assomiglia ad un gorilla ed è considerata una formazione naturale. Del naso non è rimasto molto, è quasi completamente crollato ed eroso. Scattai alcune foto e poi continuammo il cammino verso il bosco. 

La scoperta

Vista ravvicinata di tutta la figura.

Quando rientrai in Italia cominciai a revisionare le immagini scattate. Osservai dettagliatamente le foto fatte alle montagne del “Valle Sagrado”, cercando un qualche segno di un intervento artificiale sulla roccia.

Ingrandii le foto che avevo fatto alla roccia della montagna di Amatlán e sentii un tuffo allo stomaco. L’impressione di un volto si fece ancora più forte.

Guardai con attenzione quelle poche foto fino allo sfinimento. Sopra la testa si notava un’altra figura, ma da quelle immagini non riuscivo a distinguerla bene.

Si vedevano però delle linee geometriche con angoli retti.
Sentivo di aver trovato qualcosa.
Dovevo tornarci per avere foto più nitide del “Chango”. 

Nel dicembre del 2017 ho trascorso una settimana nella “Valle Sagrado”. In questo periodo le rocce sono pulite dalla vegetazione e si vedono molto meglio. Ancora una volta, davanti alla montagna di Tepetlanextilotl, il suo nome in Náhuatl, sono rimasto affascinato da “la Ventana” e dalla roccia del “Chango”.

Era la prima volta che la guardavo durante la stagione secca, il profilo spiccava notevolmente.

Mi addentrai nel bosco e scattai varie foto. Ero così a ridosso della parete rocciosa che fui costretto a puntare il mio obbiettivo verso il cielo.

Era come se la stessi fotografando da sotto il mento. Non riuscivo, però, a riprendere la parte che si trovava sopra la testa.

Cambiai postazione, salendo fino ad un punto panoramico, da dove avevo un’ampia visuale della roccia del “Chango” nel suo profilo frontale. Nonostante il forte vento riuscii a far partire il drone e dopo pochi minuti era già un puntino invisibile, ma sullo schermo del cellulare potevo controllare il percorso che stava facendo.

Arrivai a una decina di metri dalla roccia e cominciai lentamente a girarci intorno. Ripresi la pietra accuratamente e scattai alcune foto in cui si vedeva bene tutta la figura, riuscendo a riprendere anche la parte superiore che dal basso era meno evidente.

Tornai in Italia e mi misi subito a revisionare le immagini, e cominciai a capire che cosa avevo davanti.

Le foto scattate al profilo sud dalla prospettiva aerea del drone erano chiare. Sulla testa del “Chango” si adagia un’altra figura allungata che assomiglia a un animale.

È possibile vederne l’occhio, il corno e una fila di denti che circonda la struttura per 180 gradi.

Inizialmente pensai fosse la testa di un camaleonte.

Sotto. La figura scolpita nella roccia evidenziata nel negativo con un tratto rosso.

Continuavo a guardare le immagini della roccia dalle sembianze umane con una testa di camaleonte come copricapo, e mi domandavo chi fosse. Giorni dopo, prima di addormentarmi, mentre pensavo a quella strana figura, mi venne in mente il Dio Serpente Piumato Quetzalcoatl.

Cercai un’immagine e mi apparve subito l’effige di un uomo con un copricapo di serpente sulla sua testa.

La figura scolpita sopra il “Chango” non era un camaleonte, ma un serpente. Capii che la roccia della Ventana di Amatlán, non era nemmeno un gorilla, ma un enorme monumento al Dio Serpente Piumato Quetzalcoatl, proprio nel luogo dove le antiche leggende narrano della nascita del più valoroso condottiero mai insignito di quella carica.

Ne parlai con alcuni amici e mi consigliarono di sentire un geologo. Trovai il professor Giovanni Sarti del dipartimento di Scienze della Terra di Pisa, che rimase colpito dalla particolare conformazione della roccia e mi consigliò di continuare le ricerche.

Chi è Quetzalcoatl

Raffigurazioni di un uomo all'interno della bocca di un serpente a sonagli.

Il culto di Quetzalcoatl si trova nella civilizzazione Olmeca, Tolteca, Teotihuacana, Maya e Azteca. Quetzalcóatl come il Dio del vento nel suo significato di “Ehécatl”, era anche la rappresentazione del pianeta Venere che annuncia l’alba. Raffigurato in dipinti, statue, bassorilievi.

Descritto nei codici, nel Popol Vuh e in altre centinaia di testimonianze che parlano del mondo antico mesoamericano. Fu il creatore della civiltà e fu il portatore della conoscenza arcaica delle civiltà precedenti.

Dio civilizzatore, come Viracocha per gli Inca e come Osiris per gli Egizi. 

Il nome Quetzalcoatl è composto da due parole, “Quetzal” che si riferisce a un uccello della giungla pluviale del basso centro America dal piumaggio verde dorato acceso e “Coatl” che significa serpente.

​La simbologia del serpente ricorre in ogni parte del mondo e in diverse epoche. È da sempre simbolo di vita, per la sua capacità di rinnovarsi cambiando pelle, gli vengono inoltre generalmente attribuite le virtù della sapienza e della conoscenza.

Il simbolismo di Quetzalcoatl non è legato a un serpente qualsiasi, né il più velenoso, né il più grande, ma è sempre e solo il serpente a sonagli, scelto per la sua caratteristica di sviluppare anelli sulla coda nel corso della sua vita.

Nella saggezza popolare si credeva che formasse un anello per ogni anno passato e fu preso come simbolo della misurazione dello scorrere del tempo.

Questa credenza si collega al culto solare, ragione per cui questo serpente fu scelto come emblema religioso.

Gli angoli formati dai motivi sulla sua pelle erano per gli indigeni la rappresentazione dei raggi del sole, per questo il serpente a sonagli venne associato al nostro astro.

Più venivo a conoscenza della simbologia di Quetzalcoatl e più riscontravo quegli stessi simboli nella roccia che stavo studiando.

Il crotalo, in alcune rappresentazioni Maya e Olmeche, viene raffigurato con un corno sopra la testa, esattamente come la figura che avevo trovato. Così come si poteva trovare una corrispondenza tra la roccia rotondeggiante sulla sommità della Ventana e la rappresentazione dell’orecchio del serpente nelle raffigurazioni sulla piramide di Quetzalcoatl a Teotihuacan.

Il corpo del serpente

Nell’agosto del 2018 decisi di tornare ad Amatlán per dedicarmi totalmente al progetto sulla roccia di Quetzalcoatl. 
Feci volare il mio drone in lungo e in largo. Scattai alcune foto alla montagna da 500 m di altezza e mi accorsi di un’altra cosa davvero stupefacente.

Da una visuale così ampia si poteva vedere che il profilo montagnoso creava la sinuosa silhouette di un intero serpente, alla cui estremità est, in corrispondenza della Ventana, si trovava la testa, mentre dalla parte opposta, a ovest, risaltava la sagoma di una coda dove si notavano una serie di picchi dalla forma circolare, che dall’alto potevano ricordare gli anelli del serpente a sonagli.

L’orientamento della montagna, quindi, confermerebbe il legame con la simbologia del Serpente Piumato e la sua associazione al culto solare. La testa del serpente è rivolta ad est, verso il sorgere del sole e la coda ad ovest, verso il tramonto.

L’intera montagna del Tepetlanextilotl potrebbe essere un monumento legato al sole e al suo cammino sulla terra.

Ripresa aerea con drone dell'area di studio. Si può notare come tutta la montagna assomigli ad un serpente lungo l'asse est-ovest, con "testa e coda" evidenziate. Amatlan de Quetzalcoatl, Messico.
Vista dal lato nord il profilo montagnoso ricorda un serpente con la testa evidenziata sulla sinistra ed i sonagli indicati a destra. Amatlan de Quetzalcoatl, Messico

L’idea che la montagna anticamente fosse stata presa come simbolo per il culto del Serpente Piumato, grazie alle sue caratteristiche naturali, e poi successivamente scolpita per accentuarne la somiglianza, era un’ipotesi plausibile. Pensai che un’analisi geomorfologica della struttura avrebbe potuto portare alcune prove che confermassero la teoria. 
 
I professori Giovanni Sarti, Renzo Gadducci, e Marino Martini del reparto di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, mi guidarono nella ricerca di un metodo per eseguire un’analisi geologica che potesse servire da modello di studio.

Data la difficoltà tangibile nel raggiungere quelle zone della montagna, se non con una scalata professionale, arrivammo alla conclusione che il metodo più adatto sarebbe stato eseguire una fotogrammetria georeferenziata.  Tramite questo studio avremmo potuto capire se alcuni particolari orientamenti dei piani di frattura fossero di origine naturale o artificiale.

La fotogrammetria è la scienza che si occupa di estrarre informazioni metriche dalle fotografie e permette di elaborare un modello tridimensionale partendo da immagini bidimensionali.

La georeferenziazione è la tecnica di attribuzione di coordinate geografiche all’area rilevata e si esegue tramite la misurazione gps di alcuni punti a terra con stazioni totali.

In poche parole dovevamo posizionare una stazione gps in cima alla montagna e poi da lì far volare il drone che avrebbe scattato le centinaia di fotografie necessarie allo sviluppo del modello 3d.

Decidemmo che lo studio si sarebbe concentrato su una serie di strutture che consideravo i denti del Serpente Piumato, cioè delle formazioni triangolari e trapezoidali.

Diego Pomponi durante i rilevamenti in situ con il topografo Raul Martinez. Photo Kiwipawa.

Nel maggio 2019 tornai in Messico, era il periodo più secco, poco prima dell’inizio della stagione delle piogge.

Il giorno del mio arrivo a Tepoztlán scoppiò un incendio proprio dietro al Cerro Del Hombre (il Tepozteco).

Gli incendi martoriarono la zona per giorni, fino a riempire l’aria di fumo che impediva completamente la visuale delle montagne e non faceva respirare.

Dovetti rimandare di una settimana il rilevamento e solo dopo parecchi giorni, quando il cielo tornò di un timido azzurro, cominciarono i problemi con la squadra che avevo scelto.

​L’equipe messicana ingaggiata si presentò con tre giorni di ritardo, al primo volo schiantarono il loro drone sulla montagna e non furono in grado di portare a termine il lavoro.

A pochi giorni dalla mia ripartenza per l’Italia non avevo lo studio per cui ero partito.

Passai un giorno al telefono a cercare una nuova squadra e mi affidai in extremis a un ragazzo, Raul Martinez della compagnia Propeller, che eseguì tutto il rilevamento il giorno prima del mio ritorno in Italia.

Una volta a casa consegnai lo studio ai professori della facoltà di Scienze della Terra di Pisa.

Il professor Renzo Gadducci, che lo esaminò, ricavò molti dati utili, ma nonostante tutto non riuscì a incontrare quella prova che cercavamo.

​Dal modello 3D non si riusciva a capire se ci fosse stata o meno qualche modifica artificiale alla struttura.

Se avessi voluto ancora tentare di dimostrare che la pietra sopra la Ventana di Amatlán fosse il più grande monumento mai scoperto del Serpente Piumato Quetzalcoatl, sarebbe stato necessario uno studio geologico direttamente sulla roccia.

Si poneva il serio problema di come arrivare a quell’altezza.

Per raggiungere l’area dei denti, che rimaneva il punto più rilevante da esaminare, erano indispensabili la padronanza delle tecniche di arrampicata su roccia con ancoraggi artificiali e naturali, tecniche di alpinismo e conoscenze geologiche adeguate. La zona è caratterizzata da roccia vulcanica friabile che rende molto rischiosa la scalata.

Passai mesi alla ricerca di una squadra di geologi scalatori tra il Messico e l’Italia ed alla fine trovai Rogelio Hernandez-Vergara, geologo dell’università dell’Unam di Città del

Messico, che si interessò al progetto e accettò di aiutarmi nella ricerca.

Vista della figura dal lato nord.
il team della spedizione di ricerca condotto da Diego Pomponi.

Coinvolse tre suoi studenti del gruppo speleologico Tlayoltl e ci organizzammo per eseguire lo studio i primi di gennaio del 2020.

Ci trovammo nella piazza del paese di Amatlán sotto la statua di Quetzalcoatl.

L’indomani mattina incontrammo il sindaco, per ottenere il permesso di scalare la montagna e per firmare un documento che declinava la giunta comunale da ogni responsabilità in caso di infortunio o morte di qualcuno del nostro gruppo durante la missione.

Dopo un’attenta ispezione decidemmo che l’approccio più semplice sarebbe stato l’arrampicata dalla parete nord, cioè il lato del monumento non visibile dal paese.

A causa di alcune difficoltà riscontrate, l’equipe riuscì ad analizzare soltanto la zona dei denti sulla parete nord del monumento.

Non fu possibile raggiungere la parete sud, la più esposta, dove le caratteristiche della figura del serpente, come l’occhio e i denti, sono più marcate.

Il parere del geologo Rogelio Vergara è che i dati geologici preliminari mostrino che queste strutture potrebbero essere di origine naturale.

Non viene però scartata l’ipotesi che in qualche momento, in questo sito, siano state utilizzate precedenti morfologie geologiche (sistemi di frattura) per poter modificare e generare un monolite dalla forma di testa di Serpente Piumato, che potrebbe essere collegato alla storia e al patrimonio culturale della città di Amatlán de Quetzalcoatl.

Conclusioni

Alla luce dei dati e delle informazioni acquisite durante questi tre anni di spedizioni, sono convinto che siamo di fronte ad un monumento legato alla divinità Quetzalcoatl.

​Ho riconosciuto la relazione speciale che il monumento ha con la luce.

Non è un caso che alcune parti della figura, esposte ai raggi del sole, siano in rilievo, mentre altre siano in bassorilievo, non direttamente colpite dalla luce.

Gli antichi scultori vollero creare un’interazione fra la scultura e i raggi del sole, che in un gioco di luci e ombre facesse emergere la rappresentazione nel suo ambiente naturale.

Per questo non troviamo una specularità degli intagli sui due lati, ma i lineamenti di Quetzalcoatl risultano ugualmente visibili su entrambe le pareti.

L' opera ha caratteristiche eccezionali per dimensioni, fattezze, stato di conservazione e simbologia della sua rappresentazione. Se il monumento fosse stato veramente scolpito dalla civiltà perduta descritta da Ruzo, la nascita del culto del Serpente Piumato andrebbe probabilmente retrodatata di migliaia di anni. Sono sicuro che ulteriori ricerche potrebbero far luce su questa incredibile struttura e darci delle risposte che potrebbero rivelarsi sorprendenti.

Diego Pomponi

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