Il gigante Tepozteco
Un libro trovato in Perù e scritto dal ricercatore peruviano Daniel Ruzo, racconta di un’umanità antica distrutta da un cataclisma che scolpì le rocce in particolari luoghi del mondo dandogli la forma di simboli, figure di animali, personaggi e divinità ancestrali.
Ho cominciato a seguire le sue orme viaggiando alla ricerca delle sculture megalitiche che quasi un secolo fa l’autore ha catalogato e fotografato in una serie di ricerche durate tutta una vita.
Visitando quei luoghi ho visto con i miei occhi che tutto quello che era descritto nei libri era lì.
"Immersa negli altipiani centrali del Messico e dominata da due imponenti vulcani, la Valle Sacra di Tepoztlán custodisce i ricordi di antichi re, i loro templi e segreti di un'umanità scomparsa in un diluvio.
Dopo molti secoli e in prossimità di una nuova catastrofe, il velo che copriva questi segreti verrà sollevato...”
Daniel Ruzo (1900-1990)
Il gigante Tepozteco
Per Daniel Ruzo questo massiccio roccioso rappresenta il Semidio figlio di Quetzalcoatl che salvò il paese di Tepoztlan da un feroce mostro.
E’ alto sessanta metri e un manto lo ricopre fin sopra la testa.
Ha la barba a punta e sei espressioni che cambiano durante lo scorrere del giorno e al variare della luce del sole.
La leggenda racconta di una bella ragazza che amava fare il bagno nel fiume Atongo.
Non lo sapeva, ma il dio del vento, Hehecatl, la osservava ogni giorno e finì per innamorarsi di lei.
Un giorno, Hehecatl mandò un vento fecondo sulla ragazza che rimase incinta.
Quando nacque quel bambino, il padre della ragazza tentò più volte di sbarazzarsene.
In un’occasione lo scagliò da una rupe contro delle rocce, ma il vento lo depositò su una pianura.
In un’altra occasione lasciò il bambino vicino a delle piante di agave, ma subito dopo gli steli si piegarono fino a raggiungere la sua bocca e dargli da bere.
Provando di nuovo a sbarazzarsi del bambino, lo gettò in un nido di formiche giganti, ma queste, invece di pungerlo, gli diedero da mangiare.
Alla fine, abbandonò il fanciullo non sapendo che fosse Tepoztécatl, il successivo patrono di Tepoztlán.
Un giorno un vecchio lo trovò solo, abbandonato, e ne ebbe pietà: decise di adottarlo, allevarlo e insegnargli tutto ciò che sapeva.
Tepoztecatl fu nominato signore di Tepoztlán.
Anni dopo, il temuto serpente di Xochicalco, che gli abitanti del villaggio nutrivano attraverso il sacrificio degli anziani, doveva essere nutrito e la città scelse come sacrificio il padre adottivo di Tepoztécatl.
Di fronte a questa notizia, il ragazzo decise di consegnarsi al posto del vecchio.
Lungo la strada raccolse piccoli pezzi taglienti di ossidiana e quando arrivò davanti al serpente Mazacuatl, venne divorato rapidamente, ma riuscì a scappare tagliando il serpente dall’interno grazie ai piccoli pezzi di ossidiana raccolti.
Sulla via del ritorno, Tepoztécatl passò vicino a una festa in cui suonavano il teponaxtli (una specie di tamburo) e la chirimía (flauto).
Tepoztécatl voleva suonare questi strumenti, ma i padroni di casa glielo impedirono, così mandò una tempesta che gettò sabbia negli occhi di tutti i presenti.
Quando si ripresero, Tepoztécatl era scomparso con gli strumenti: il suono di entrambi si sentiva in lontananza.
Lo inseguirono e, quando lo raggiunsero, si racconta che urinò per terra e formò così la gola che attraversa Cuernavaca.
Quando Tepoztécatl arrivò a Tepoztlán, prese possesso della collina di Ehecatépetl.
Tepoztécatl era molto considerato nella sua città natale. Fu nominato Signore di Tepoztlán, sacerdote dell’idolo Ometochtli (Dio coniglio) ed eroe della regione di Morelos. Ma anni dopo scomparve, non si sa se morì o se andò altrove, ma c’è chi dice che andò ad abitare per sempre vicino alla piramide della collina di Tepozteco.